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Questa domanda è cruciale. Molti pazienti sono confusi: si tratta di “non fare nulla” e sperare che vada tutto bene? Assolutamente no. La sorveglianza attiva è un protocollo medico strutturato, pensato per monitorare attentamente i tumori a basso rischio, evitando al paziente trattamenti non necessari (e i relativi effetti collaterali) finché non servono davvero. Capire se si è candidati ideali per questo percorso richiede una valutazione specialistica approfondita.
Sorveglianza attiva nel tumore prostatico: quando è consigliata? Lo Spiega il Dott. Matteo Ferro!
La risposta breve a questa domanda è: quando il tumore è clinicamente a basso rischio o “indolente“, ovvero ha una probabilità molto bassa di crescere rapidamente o di diffondersi al di fuori della prostata. Cerchiamo di essere più precisi rispondendo alla domanda: “Che cos’è la sorveglianza attiva per il tumore alla prostata?”
La sorveglianza attiva (AS) è un programma di monitoraggio intensivo che include esami del sangue (PSA), visite urologiche, risonanze magnetiche e, se necessario, biopsie ripetute nel tempo. L’obiettivo è posticipare o evitare del tutto un trattamento radicale (come la prostatectomia robotica o la radioterapia), riservando queste opzioni solo ai casi in cui il tumore mostri segni di progressione.
Differenza tra “Sorveglianza Attiva” e “Vigile Attesa”
È fondamentale non confondere questi due termini:
- Sorveglianza Attiva (Active Surveillance): È un approccio proattivo destinato a uomini con una lunga aspettativa di vita, che hanno un tumore a basso rischio. L’intento è curativo: se il tumore dovesse diventare più aggressivo, si interviene tempestivamente per curarlo.
- Vigile Attesa (Watchful Waiting): È un approccio più passivo, generalmente riservato a uomini più anziani o con altre importanti condizioni di salute. L’obiettivo non è più la cura, ma il controllo dei sintomi. Si interviene solo se il tumore causa problemi (es. difficoltà a urinare).
La sorveglianza attiva è quindi una strategia moderna che bilancia la necessità di controllo oncologico con la tutela della qualità di vita.
Quali sono i criteri clinici per la sorveglianza attiva della prostata?
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La decisione di intraprendere la sorveglianza attiva non si basa su un singolo valore, ma su un’attenta valutazione di molteplici fattori. I protocolli internazionali (come quelli dell’EAU, l’Associazione Europea di Urologia) forniscono linee guida precise, ma la scelta finale deve essere “sartoriale“, cucita sul singolo paziente.
Ecco i parametri principali che il Prof. Matteo Ferro analizza per determinare l’idoneità:
- Il Punteggio di Gleason (dalla Biopsia): Questo punteggio descrive l’aggressività delle cellule tumorali. Il candidato ideale ha un Gleason Score 6 (3+3). Questo indica cellule ben differenziate, poco aggressive. In casi molto selezionati, si può valutare la sorveglianza attiva anche per alcuni Gleason 7 (3+4), ma solo dopo un’attenta analisi multidisciplinare.
- Il Valore del PSA: Generalmente, si richiede un PSA non troppo elevato (spesso sotto i 10 ng/mL). Ma più del valore assoluto, conta la sua densità (il rapporto tra PSA e volume della prostata) e la sua velocità di crescita (PSA velocity). È importante ricordare che non sempre un PSA alto indica un tumore alla prostata, ma è un campanello d’allarme da indagare.
- La Risonanza Magnetica Multiparametrica (mpMRI): Questo esame è oggi fondamentale. Utilizzando la scala PI-RADS (da 1 a 5), il radiologo valuta la probabilità che un’area sospetta sia un tumore clinicamente significativo. Pazienti con aree PI-RADS 3 (dubbie) o 4-5 (altamente sospette) potrebbero non essere candidati ideali, anche con un Gleason 6.
- I Dati della Biopsia: Non conta solo il Gleason, ma anche quanti frustoli bioptici sono positivi e la percentuale di tumore presente in ciascun campione. Una malattia “a basso volume” è preferibile.
- Fattori Personali: L’età, l’aspettativa di vita generale e le eventuali altre malattie (comorbilità) sono decisive. Infine, conta la preferenza del paziente: c’è chi preferisce rimuovere il problema subito e chi preferisce evitare effetti collaterali finché possibile.
La valutazione del Prof. Ferro integra tutti questi dati. Un paziente giovane con un Gleason 6 ma con molti frustoli positivi e un PSA in rapida crescita potrebbe non essere un buon candidato, mentre un uomo di 70 anni con un singolo frustolo positivo e PSA stabile lo è certamente.
Sorveglianza attiva nel tumore prostatico: quando è consigliata? Il Prof. Matteo Ferro offre una valutazione completa a Milano. Chiama ora il 3508195362.
Come funziona concretamente il protocollo di sorveglianza attiva
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Una volta deciso di iniziare la sorveglianza attiva, il paziente entra in un percorso di follow-up rigoroso. Questo è il “lavoro” che paziente e urologo fanno insieme.
Un protocollo tipico, che viene sempre personalizzato, include:
- Controllo del PSA e Visita Urologica: Questi sono gli appuntamenti più frequenti, solitamente ogni 3-6 mesi nei primi anni. Permettono di monitorare la velocità di crescita del PSA.
- Risonanza Magnetica Multiparametrica: Viene solitamente ripetuta dopo 12-24 mesi dall’inizio della sorveglianza, o prima se i valori del PSA mostrano un cambiamento sospetto. Serve a verificare che la lesione nota non stia crescendo o che non ne compaiono di nuove.
- Biopsia di Conferma (Re-biopsy): A circa 12-18 mesi dalla diagnosi, spesso si esegue una nuova biopsia. Questa è fondamentale per confermare il basso rischio della malattia. Studi recenti (come quelli pubblicati su PubMed) mostrano che questa rivalutazione è cruciale per intercettare eventuali cambiamenti precoci.
- Biopsie Successive (Mirate): Se negli anni successivi la Risonanza Magnetica dovesse mostrare un cambiamento (es. un’area PI-RADS che peggiora), si procederà con biopsie mirate (tecnica fusion) su quell’area specifica, come evidenziato dalla ricerca scientifica più attuale.
Cosa succede se il tumore progredisce?
Questa è la “rete di sicurezza” della sorveglianza attiva. Se uno qualsiasi di questi controlli (PSA, RMN, biopsia) mostra che il tumore sta cambiando e diventando più aggressivo (es. il Gleason score aumenta, o il volume tumorale cresce significativamente), il protocollo viene interrotto.
A quel punto, il Prof. Ferro e il suo team multidisciplinare proporranno un trattamento con finalità curativa, come la prostatectomia radicale robotica (di cui il Prof. Ferro è uno dei massimi esperti) o la radioterapia. Il paziente non ha “perso tempo”, ma ha semplicemente vissuto per anni senza effetti collaterali, intervenendo solo nel momento esatto in cui era necessario.
Vantaggi e rischi della sorveglianza attiva: un equilibrio da discutere
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Come ogni scelta medica, la sorveglianza attiva presenta pro e contro che devono essere discussi apertamente con il proprio specialista.
I Vantaggi Principali
Il beneficio più grande è evitare o ritardare gli effetti collaterali dei trattamenti radicali. Chirurgia e radioterapia, sebbene efficacissime nel curare il tumore, possono avere un impatto significativo sulla qualità di vita, causando (in percentuali variabili) incontinenza urinaria e disfunzione erettile.
Scegliere la sorveglianza attiva significa:
- Mantenere intatta la propria qualità di vita sessuale e urinaria.
- Evitare i rischi legati a un intervento chirurgico o a cicli di radioterapia.
- Trattare il tumore solo se e quando diventa biologicamente necessario.
I Rischi e i Limiti da Considerare
I rischi della sorveglianza attiva sulla prostata sono gestibili, ma esistono e vanno compresi:
- L’Impatto Psicologico e l’Ansia: Vivere sapendo di avere un tumore “non trattato” può essere fonte di stress. Molti uomini faticano ad accettare questa idea. Un dialogo costante e rassicurante con l’urologo è fondamentale per gestire questo aspetto.
- La Necessità di Aderenza (Compliance): La sorveglianza attiva funziona solo se il paziente si attiene scrupolosamente al calendario dei controlli. Saltare gli appuntamenti significa perdere la “rete di sicurezza“.
- Rischio di Sottostadiazione: Esiste una piccola possibilità che la biopsia iniziale abbia sottostimato l’aggressività del tumore (es. mancando un’area a Gleason 7). Questo è il motivo per cui la RMN e la biopsia di conferma sono così importanti.
- Rischio di Progressione: Sebbene basso (le “ultimissime novità” dalla ricerca confermano tassi di sopravvivenza altissimi a 10-15 anni), esiste un rischio che il tumore progredisca. In quel caso, si dovrà affrontare il trattamento che si era cercato di evitare, a volte in un’età leggermente più avanzata.
Diagnosi precoce: la chiave per poter scegliere
È importante sottolineare un punto: la sorveglianza attiva è un’opzione disponibile solo grazie alla diagnosi precoce. Se si aspetta di avere sintomi, spesso il tumore è già in fase più avanzata e non più idoneo a questo approccio.
Quando fare la prevenzione della prostata? Le linee guida suggeriscono una visita urologica con esame del PSA a partire dai 50 anni, o già dai 40-45 anni in caso di familiarità (padre, fratello con tumore prostatico) o appartenenza a etnie a rischio.
Anche se spesso si sente parlare di “mese di prevenzione per il tumore alla prostata” (come Movember a novembre), la prevenzione è un impegno che dura tutto l’anno. È proprio la diagnosi precoce del tumore alla prostata che permette di identificare quei tumori piccoli e localizzati (spesso asintomatici, come evidenziato anche nell’articolo Tumore alla prostata: sintomi iniziali e segnali da non sottovalutare) che possono essere gestiti in sicurezza con la sorveglianza attiva.
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L’esperienza del Prof. Matteo Ferro: la scelta giusta al momento giusto
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La decisione di intraprendere la sorveglianza attiva è una delle più complesse nell’urologia moderna e richiede un’enorme esperienza. Non è una scelta che si può basare su un algoritmo o un punteggio.
Affidarsi a un urologo-oncologo come il Prof. Matteo Ferro significa beneficiare di:
- Selezione Accurata: La capacità di “leggere” in modo integrato i dati di PSA, Risonanza Multiparametrica e referto istologico per selezionare solo i pazienti che beneficeranno realmente della sorveglianza.
- Un Team Multidisciplinare: La decisione non è mai solitaria. Il Prof. Ferro coordina un team che include radiologi esperti nella prostata (per interpretare la RMN), anatomo-patologi (per revisionare il Gleason) e oncologi.
- La “Exit Strategy” Giusta: Il vero valore aggiunto è sapere che, qualora la malattia dovesse progredire, il paziente è già seguito da un centro ad altissimo volume e da un chirurgo esperto nelle tecniche più avanzate. Il Prof. Ferro è un pioniere della chirurgia robotica e può offrire l’intero ventaglio di opzioni tra cui i trattamenti più innovativi, disponibili e riconosciuti.
- Il Colloquio Medico-Paziente: La scelta del Miglior urologo tumore prostata Milano si basa anche sulla capacità di comunicare. Il Prof. Ferro dedica il tempo necessario a spiegare i pro e i contro, a rispondere ai dubbi e a gestire l’ansia del paziente e della sua famiglia.
Contatti e Informazioni per una visita
Per una valutazione personalizzata presso lo studio di Milano:
- Indirizzo: Via Alberto Mario 6, 20149 Milano
- Email: prenotazione.milano@matteoferro.it
- Telefono: 3508195362
Conclusione: una scelta moderna e sicura, se guidata da un esperto
La sorveglianza attiva ha rivoluzionato l’approccio al tumore della prostata a basso rischio. Non significa “non curarsi” o “aspettare passivamente”, ma “curarsi nel modo migliore e al momento giusto”, proteggendo la qualità di vita senza compromettere la sicurezza oncologica. È una strategia moderna, supportata da decenni di dati scientifici, che richiede però una partnership solida tra medico e paziente, basata sulla fiducia e su controlli rigorosi.
Evita di cercare risposte definitive su forum o tramite il “fai da te” online. Ogni caso è unico. Se hai ricevuto una diagnosi di tumore prostatico a basso rischio, o se i tuoi valori di PSA destano preoccupazione, il passo fondamentale è discutere la tua situazione specifica con uno specialista esperto.